Studi, ricerche e collegamento fra le associazioni

Il Cnv dal 1984

Il Centro Nazionale per il Volontariato si è costituito ufficialmente a Lucca nel novembre del 1984, a iniziativa congiunta delle associazioni di volontariato e delle istituzioni pubbliche in risposta alle esigenze più volte espresse nel corso dei primi convegni nazionali (1980 e 1982) di creare un ambito di incontro permanente tra gruppi, associazioni e istituzioni, per lo sviluppo e il perfezionamento di un dibattito culturale e sociale, attorno alle peculiarità che il volontariato stava dispiegando in tutte le sue forme.

La nascita del Cnv avvenne storicamente in un contesto in cui alla crescita esponenziale del volontariato si accompagnava una forte caratterizzazione sociale, tutta imperniata sull’analisi dei fenomeni di esclusione sociale e sulle risposte conseguenti da generare. Senza dimenticare tuttavia la capacità che dimostrò nell’individuare le nuove forme di presenza nei settori dei servizi sanitari, dell’ambiente e dei beni culturali.

Fino agli anni ’70, il volontariato era un “oggetto misterioso” completamente ignoto alla cultura, alla politica ed alle istituzioni. Gli anni ’80 videro la “scoperta” del Volontariato da parte di alcuni Centri culturali e sociali (Caritas, Fondazione Agnelli, Censis) e  soprattutto ad opera dei Convegni biennali di Lucca, che si sono succeduti dal 1982 al 1994. Tale  “scoperta” fu duramente contrastata dalla cultura basata sulla convinzione che fosse necessaria una gestione pubblica dei servizi sociali (quindi ideologicamente contraria a ogni apporto che fosse di natura privata, anche se di “privato sociale” e del volontariato).

All’origine l’impulso fondativo fu di personalità come Maria Eletta Martini (che presiedeva il Centro), Achille Ardigò, Giuseppe Bicocchi, don Aldo Ellena, Mons. Giovanni Nervo e Luciano Tavazza; in collaborazione con la Fondazione Agnelli, il Centro Studi della Caritas Italiana, il Formez, l’Istituto di Ricerche Sociali, la Fondazione Zancan, e con l’adesione in fase costitutiva dell’Anci, dell’Unione delle Province Italiane, del Centro Interregionale Studi e Documentazione, del Comune e della Provincia di Lucca, della Regione Toscana.

La sua originale composizione -un’associazione di secondo livello, costituita da organismi di volontariato nazionali e locali, da centri studi, da pubbliche istituzioni e da “esperti”- e la chiara scelta di porsi all’insegna del “pluralismo culturale, politico e religioso”, hanno reso il Centro unico nel suo genere, allora come oggi.

Finalità primaria del Centro era quella di promuovere una nuova cultura nei rapporti tra società e Stato, tra volontariato e pubbliche istituzioni, anche promuovendo una nuova legislazione in materia. E il Cnv ha infatti svolto per un decennio una battaglia culturale molto visibile e incisiva, culminata nell’approvazione della legge quadro sul volontariato (L.266/91).

In sostanza si operò una sintesi delle diverse posizioni, creando le condizioni di trasparenza e riconoscibilità del ruolo che il Centro Nazionale per il Volontariato avrebbe assunto con le istituzioni civili da parte di tutte le associazioni. Il succedersi delle occasioni di dibattito che il Cnv stimolò e organizzò in forma di convegni, seminari e di manifestazioni rivolte all’opinione pubblica, crearono il terreno per la fioritura di iniziative su tutto il territorio nazionale, che si concretizzarono anche in coordinamenti permanenti presso il Centro stesso (come ad esempio quelli per la promozione del diritto del minore, delle associazioni operanti con gli anziani, collegamento dei gruppi di self-help, federazione dei periodici di volontariato sociale, federazione dei volontari per i beni culturali, associazioni operanti in ambito socio-sanitario, coordinamento delle associazioni di volontariato Aids).

Mentre alcune di queste iniziative si sono risolte in modo naturale con il conseguimento dell’obiettivo per cui erano nate, altre sono tutt’ora esistenti e operanti. Anche il rapporto con la politica entrò a far parte della sintesi operata dal Centro. Tant’è che il mondo politico ed istituzionale, specialmente quella parte attenta alle tematiche sociali e impegnata nel processo normativo, prese a “frequentare” Lucca: ai convegni promossi dal Cnv si registrano infatti con regolarità le presenze dei proponenti delle leggi dedicate al volontariato (Nicolò Lipari e Rosa Russo Jervolino). Parteciparno inoltre Ministri degli Affari Sociali, dell’Interno (Oscar Luigi Scalfaro, Nicola Mancino e Virgilio Rognoni), della Sanità (Livia Turco), dei Beni Culturali (Vincenzo Scotti), del Lavoro (Gianni De Michelis), della Protezione Civile (Giuseppe Zamberletti). Poi, oltre a Adriano Bompiani, Leda Colombini, Maria Pia Garavaglia, Aldo Anias e Mario Toros, al quarto convegno nazionale del volontariato intervenne anche l’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

Nella sua azione, il Centro pose fin da principio un’attenzione specifica anche al contesto europeo, ospitando osservatori stranieri e “scoprendo” così realtà analoghe in Belgio, Danimarca, Francia, Inghilterra, Olanda, Spagna. Un fatto rilevante fu anche la costituzione a Lucca, nel 1989, del Centro Europeo del Volontariato (Cev): sebbene esistessero già in Europa organismi di collegamento tra le associazioni dei vari Paesi, la nuova intuizione di Giuseppe Bicocchi, l’allora vicepresidente del Centro, fu quella di creare anche un luogo di incontro dei Centri nazionali. Terminata la prima fase fondativa “costituente”, il ruolo e la spinta propulsiva del Cnv si sono inevitabilmente ridimensionate, anche per il sorgere di molte altre iniziative: dall’Osservatorio Nazionale per il Volontariato ai Centri di servizio per il volontariato.

Dopo la battaglia per assicurare visibilità e degno riconoscimento al volontariato, la nuova sfida del Centro si è concentrata sull’interpretazione di un volontariato che, per le sue peculiarità di coscienza critica nei confronti dell’organizzazione sociale e dei servizi propri del sistema di welfare, potesse essere in grado di svolgere una funzione di “cambiamento” in nome e per conto delle categorie più svantaggiate. La formazione e la ricerca dovevano essere uno strumento per favorire l’innovazione, per abituare i volontari a capire le cause dell’esclusione sociale e dei problemi connessi; non limitandosi ad agire sugli effetti, ma acquisendo e sviluppando conoscenze e consapevolezze capaci di esprimere un’azione che fosse anche di stimolo al cambiamento delle istituzioni.

“Noi crediamo -affermava Maria Eletta Martini, presidente del Cnv dalla sua costituzione- che cambiare società e istituzioni sia la motivazione vera dell’esistenza del volontariato”. Diventava quindi necessario che il Cnv si dotasse di strumenti e risorse per lo studio e la ricerca delle peculiari condizioni che nelle organizzazioni di volontariato alimentavano il cambiamento attraverso processi culturali e operativi ancora tutti da scoprire nella loro variegata forma. In questa direzione non tardarono i collegamenti con le Università (tra cui quelle di Pisa e Bologna), con i Centri Studi e con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che da quel momento hanno affiancato il Centro sviluppando il piano di ricerca tracciato agli inizi del 2000.

Dopo l’approvazione della legge 266/91 furono apportate alcune modifiche allo Statuto che permisero al Centro Nazionale per il Volontariato di ampliare la sua base associativa anche ai gruppi locali di piccola dimensione. Risalgono a questo periodo l’apertura di “delegazioni” del Cnv a Milano e a Lamezia Terme, l’iscrizione al registro regionale del volontariato della Toscana, la partecipazione alla Consulta regionale del volontariato e l’adesione al Forum Nazionale del Terzo settore.

Il Cnv, nel 1997, è inoltre tra i primi attori nella fase di costituzione del Cesvot (Centro servizi volontariato Toscana) ed è stato sino al 2001 membro dell’Osservatorio Nazionale. E confermando il ruolo partecipativo -e non di rappresentanza- dell’Osservatorio nazionale sul volontariato, il Centro, per un doppio triennio, ha indicato un rappresentante unico per i Beni Culturali. Attività che si sono sviluppate in quegli anni -anche in collaborazione con il Cesvot e i Centri servizi, l’Unione Europea, la Regione Toscana e altri enti- hanno riguardato la formazione, percorsi di innovazione, attività nell’area giovani. Da sottolineare, poi, l’impegno mantenuto nelle attività di informazione e comunicazione: sia con la pubblicazione della rivista “Volontariato Oggi” (che oltre ad essere una delle realtà editoriali di settore più antiche, è ora un quadrimestrale inviato, fra gli altri, anche a tutte le associazioni italiane iscritte ai registri regionali) sia con lo sviluppo di un’agenzia quotidiana on-line consultabile all’indirizzo www.volontariatoggi.info (“VolontariatOggi.info – il web magazine del volontariato”). Per concentrare energie e risorse nel perseguimento dei suoi obiettivi, nel 2008 il Cnv ha promosso la costituzione della “Fondazionale Volontariato e Partecipazione”, cui hanno aderito come soci fondatori anche CSVnet, Cesvot, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e Provincia di Lucca (col sostegno della Regione Toscana). Alla nuova Fondazione spetta il compito di condurre ricerche per la promozione del “pensiero” e “dell’innovazione” per la società civile. Se quindi da una parte la Fondazione costituisce un punto di riferimento per conoscere, studiare, promuovere il volontariato e la partecipazione orientata all’azione pubblica e solidale, dall’altra il Cnv sta recuperando il proprio ruolo originario improntato sulla strategia dell’azione e sulla promozione culturale capace di favorire i processi relazionali e istituzionali.

Gli obiettivi che hanno segnato la nascita del Centro, dunque, sono tutt’altro che superati. Il Cnv si riappropria quindi della sua storia e si propone non come “rappresentante” ma come “propositore”, facendo proprio il concetto del volontariato gratuito e libero, capace di percepire i bisogni e di dare voce alle idee.

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